Un dono per Marta – Giuseppe Acciaro
Marta scrollò più volte il capo. Il suo berretto di lana, ormai sdrucito, non l’aveva protetta a sufficienza dalla neve. Respirò a fatica, tossì, poi dopo aver richiuso il pesante portone si versò del brandy nella scodella di latte che aveva riscaldato poco prima. Si lamento dei suoi capelli bianchi e sfilacciati; suo marito, un famoso giudice da tempo in pensione, le ripeteva continuamente che lei era pur sempre una signora distinta e che non doveva trascurarsi così. Marta si domandava come mai il suo anziano consorte non fosse ancora rincasato. Sapeva che era andato a trovare il suo amico, l’avvocato De Santis, e che dovevano prendere delle decisioni importanti riguardo la tenuta della signora Florio, scomparsa senza lasciare nessuna traccia da diversi mesi. Il giudice e l’avvocato si erano incaricati di svolgere dei lavori di manutenzione presso la residenza della donna e di fare in modo che potessero procedere le attività inerenti le produzioni casearie e l’allevamento del bestiame. La donna aveva ereditato le sue proprietà dal marito, perito in un incidente d’auto l’anno precedente.
Marta sperava che il giudice arrivasse almeno per consumare insieme la cena della vigilia di Natale e aprire i pacchetti dei regali, che da tanti anni usavano scambiarsi in occasione della ricorrenza. Pensò di andare incontro al marito, che forse era rimasto sorpreso dalla nevicata e bloccato a casa dell’avvocato. Diede un’occhiata ai regali sotto l’albero e ne vide uno incartato in modo differente dagli altri. La confezione era di un colore verde fiammante, e questo particolare la stupì: suo marito utilizzava sempre lo stesso tipo di carta…ci teneva a preparare lui stesso i pacchetti, poiché sosteneva che i negozianti lo facevano in maniera approssimativa. Marta avvertì l’impulso di aprirlo…si disse che eventualmente l’avrebbe richiuso a dovere. Forse l’autore di quel regalo non era suo marito, ma un’altra persona. Si ricordava che quella mattina il postino aveva consegnato una grossa busta al giudice, e che questi le aveva detto che non vi era scritto il nome del mittente, poi l’aveva portata nel suo studio. Lui doveva quindi averla aperta per poi mettere il contenuto sotto l’albero prima di uscire. Marta non resistette oltre; Si chinò e scartò il pacchetto. Conteneva un articolo di un quotidiano riguardante la scomparsa della signora Giuliana Florio. La pagina presentava diverse macchie di sangue raggrumato. Spiccavano due orecchini d’argento dalla forma simile ad uu minuscolo triangolo. Marta rammentò di averli visti addosso alla Florio. Si chiese perché qualcuno avesse inviato la busta con il pacchetto proprio al suo domicilio. La percepiva come una sorta di minaccia.
Non ipotizzò nemmeno per un istante che potesse trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto. Avvertì di colpo che c’era qualcosa che le sfuggiva e nello stesso tempo di poco chiaro riguardo Giuliana Florio, e che forse suo marito, il taciturno giudice Vito Aprile, non era stato sincero con lei. Sospettava che suo marito trattasse degli affari poco puliti ma non se nera mai preoccupata fino a quel momento. Si rimise addosso il cappotto e uscì di nuovo. Stava ancora nevicando. Dai rami di un abete venne giù un blocco di neve. Marta respirava affannosamente.
Dalla collina vide scendere un oggetto di grosse dimensioni, che poi riconobbe come una slitta.
Procedeva a grande velocità ed era trainata da sei husky. Marta si accorse che stava puntando contro di lei. Rimase impietrita attendendo che la slitta si avvicinasse ulteriormente. Deglutì più volte, intuiva che stava per accadere un evento sconvolgente. La slitta si fermo a pochi metri da lei. Vide una figura femminile, che indossava un saio. La donna si tolse il cappuccio, rivelando un volto devastato da ferite e cicatrici, in alcuni punti la pelle sembrava a brandelli. Marta notò che portava due orecchini dalla forma triangolare, uguale a quelli della Florio. Le
Sembrò che la donna abbozzasse un sorriso con le sue labbra violacee e tagliate. Gettò un grosso sacco ai piedi di Marta e poi lanciò un grido acutissimo, incitando i suoi cani, che ripartirono lentamente. La donna alzò un braccio in direzione di Marta, come se volesse salutarla. La slitta seguì un tornante e sparì ben presto. Marta aprì il sacco a fatica, le sue dita parevano aver perso la mobilità necessaria. Si ritrasse urlando: le teste di suo marito e dell’avvocato De Santis rotolarono sulla neve. Marta urlò ancora, poi cadde in ginocchio. Quando la ritrovarono il giorno seguente, sommersa dalla neve, era già morta da qualche ora.
Nessuno seppe più nulla di Giuliana Florio.
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