Talk to me recensione del nuovo horror dei fratelli Philippou
Un horror che riprende uno stereotipo molto in voga ma riesce a rielaborarlo e a metterci del suo in un'inedita claustrofobica Australia.

Talk to me recensione del nuovo horror australiano diretto fratelli dai Danny e Michael Philippou dal 28 settembre al cinema con Midnight Factory.
Nei giorni scorsi vi avevamo parlato in questa news e in quest’altra del nuovo film horror australiano in arrivo in tutti i cinema italiani grazie alla Midnight Factory. Titolo della pellicola è Talk to me ed è diretta dal duo australiano composto dai fratelli Danny e Michael Philippou. I due registi sono vere e proprie star di YouTube con il canale RackaRacka, che ha già generato oltre 1 miliardo di visualizzazioni.
Dopo un’estate abbastanza blanda per il cinema horror settembre prepara il terreno per ottobre e novembre, mesi congeniali al mondo del terrore e del soprannaturale. Dopo The Nun II (qui la nostra recensione), quindi, segnaliamo anche questa pellicola in attesa di altre attesissimi film e serie tv di cui parleremo nei prossimi giorni.
Quella che segue è la recensione no spoiler di Talk to me.
LA SINOSSI
Talk To Me è una discesa all’inferno che ha inizio quando un gruppo di giovani ragazzi si imbattono in una serie di video virali che ritraggono gli effetti sconvolgenti di un gioco al limite del soprannaturale.
Una seduta spiritica in cui il soggetto entra in contatto con gli spiriti dell’aldilà attraverso una mano imbalsamata che funge da portale tra i due mondi. In cerca di una distrazione nell’anniversario della morte di sua madre, l’adolescente Mia (Sophie Wilde) e il suo gruppo di amici decidono di cimentarsi in questa prova di coraggio, seguendo il rituale.
Presto però la situazione sfugge di mano: in un pericoloso gioco al rilancio, accettando a turno di sfidarsi ad aprire il varco che collega vivi e morti, finiscono per superare i 90 secondi di durata massima di evocazione degli spiriti infrangendo la regola principale del rituale. I giovani amici vivranno un’esperienza sconvolgente che condurrà lo spettatore in uno stato di terrore mai provato prima.
TALK TO ME – LA RECENSIONE
Cosa dire di questo film che viene ben presentato dalla sinossi sopra riportata e diffusa dalla Midnight Factory?
Di sicuro se sceglierete di andare al cinema a vederlo vi troverete immersi in una discesa negli anfratti più bui degli inferi, ma soprattutto all’interno della mente umana. Una mente condizionabile e fragile che porta l’uomo in cerca di risposte a sondare anche alcuni angoli della “realtà non visibile” che andrebbero lasciati lì dove sono.
UNO STEREOTIPO ABUSATO MA BEN SFRUTTATO
Ciò che vi è alla base di Talk to me non è un’idea originale. Il mondo della letteratura e del cinema è pieno di esempi di film sui possedimenti e su demoni più o meno malvagi. Quasi tutti questi demoni cercano di ritornare dal mondo dei morti attraverso dei medium. I medium hanno in comune l’essere persone fragile, come dicevamo in cerca di risposte e di facili risoluzioni delle proprie problematiche mentali e affettive. Anche in Talk to me questo stereotipo rimane al centro della storia, ma ciò che piace è il suo sviluppo. Inoltre abbiamo trovato interessante anche come il medium apre la porta verso il mondo dei morti e dei demoni. I demoni che alla fine saranno più interiori ai protagonisti piuttosto che entità volatili e poco identificabili.
UN’AUTRALIA CLAUSTROFOBICA E MOLTO PRESENTE
Altro merito di questa pellicola è di averci regalato un’Australia nuova, diversa dalla prospettiva cinematografica. Quasi sempre il grande stato dell’Oceania viene rappresentato per i suoi grandi spazi e sconfinata estensione e diversità geografica. Invece il film dei fratelli Philippou si svolge tutto in ambienti chiusi, circoscritti a tratto claustrofobici, così come la già citata mente umana.
Da segnalare un’ottima colonna sonora quasi totalmente “local”. Le musiche sono di artisti australiani e pienamente in linea con il target che vuole raggiungere, ovvero quello di un pubblico giovane.
La pellicola inquieta e riesce a regalare momenti di puro terrore che siamo sicuri saranno apprezzati.
Non promuoviamo appieno il cast che spesso risulta essere poco credibile e un po’ sopra le righe anche perché composto da attori giovani e con evidente poca eserpienza. Unica presenza realmente accattivante è quella di Miranda Otto una spanna, e anche molto di più, sopra gli altri.
Film promosso se non per la grande originalità, ma per il significato che vuole lanciare e lasciare nel pubblico. Ancora una volta la casa di produzione A24 non sbaglia un colpo in fatto di horror.