Rubrica – “Libreria d’Annata” – “Un secolo di fantasmi” a cura di Lucio D’Arcangelo




“Un secolo di fantasmi” a cura di Lucio D’Arcangelo (Mondadori 1994) è l’antologia horror analizzata dallo scrittore Nicola Lombardi per la rubrica “Libreria d’annata
Fantasmi, fantasmi, e ancora fantasmi: un intero secolo letterario (107 anni, per la precisione) ripercorso attraverso 26 titoli tassativamente ghost, raccolti da Lucio D’Arcangelo – docente di Letteratura Iberoamericana presso l’Università di Chieti-Pescara – per un’antologia targata Mondadori comparsa nelle librerie italiane nel 1994.
Si parte dal 1795 con una firma d’eccezione, Wolfgang Goethe, che ci racconta di uno ‘stalker’ d’oltretomba ante-litteram: Storia della cantante Antonelli. Si varca poi la soglia del Diciannovesimo Secolo con Heinrich von Kleist (La mendicante di Locarno), seguito da Wilhelm Wackenroder (Il meraviglioso resoconto orientale del santo ignudo).

Un nome d’obbligo è naturalmente quello del tedesco E.T.A.Hoffmann, qui presente con uno dei suoi disturbanti, visionari racconti ‘notturni’, La casa disabitata. Viene poi la volta dell’americano Washington Irving, che col suo La leggenda della valle addormentata ci narra la ben nota vicenda di Ichabod Crane e del cavaliere senza testa. Dalla sua celebre raccolta Infernaliana, Charles Nodier ci intrattiene con la bizzarra vendetta postuma de Lo spettro di Olivier, mentre ne Il negatore dei fantasmi di Heinrich Heine veniamo posti di fronte a un ironico teorema: non è possibile dimostrare matematicamente che i fantasmi non esistono. Un altro autore classico, assiduo frequentatore di storie fantomatiche, è Théophile Gautier, che col suo La caffettiera mette in scena una casa stregata immersa in un’atmosfera decisamente onirica. Ci si sposta quindi in terra russa con Aleksandr Puskin e la sua storia (La donna di picche) che abbina la spettrale vendetta di una contessa defunta al gioco delle carte, per tornare poi in Francia e lasciare che il fantasioso Prosper Mérimée ci racconti le ultraterrene disavventure di Don Giovanni, conteso da Purgatorio e Inferno (Le anime del Purgatorio).
Il maestro E.A.Poe viene chiamato in causa col suo macabro, delirante Berenice; dopodiché si torna a gustare una boccata di romanticismo tedesco grazie a Ludwig Tieck (Il signore di Rupertshein) prima di scorrere un’agile ‘compilation’ di apparizioni raccolte da Charles Dickens sotto il titolo L’albero di Natale.
E continuiamo al volo la nostra rassegna: Davanti al camino, del nordico Theodor Storm, è una cornice che racchiude due distinti racconti; Il raggio di luna, di Gustavo Adolfo Bécquer, dipinge una visione romantica e delicata; la Fantasmagoria di Lewis Carrol, quello di Alice, è una spiritosa composizione in rima; Una strana storia, del realista russo Ivan Turgenev, narra di un particolare santone spiritista; Gottfried Keller, svizzero, propone una leggenda sentimentale a sfondo cristiano (Dorothea e il canestro di rose). Il celeberrimo Joseph Le Fanu è un altro autore che non poteva certo essere trascurato: qui la sua vasta produzione ghost è rappresentata da Schalken il pittore, in cui un matrimonio viene guastato dall’intervento di una diabolica entità che accorpa le caratteristiche del fantasma e del vampiro. Ispirato a leggende medievali è lo spettro che torna sulla terra per morire una seconda volta ne Il defunto di Eça de Queiroz, racconto che cede poi il passo a Vera, di Villiers de l’Isle-Adam, storia d’amore e morte che sarebbe piaciuta a Poe. La donna alta, fantasma demoniaco e ossessivo creato dalla penna dello spagnolo Pedro de Alarcòn, precede un altro autore di culto, Guy de Maupassant, che con Apparizione mette sul tavolo una vicenda fitta di misteri, e non tutti risolti. Si può parlare di classici fantasmi letterari senza nominare Henry James? Domanda retorica: non si può; per cui, lo troviamo qua col sottile, ambiguo Gli amici degli amici. Certo, sarebbe stato un delitto non includere un italiano; tocca perciò a un premio Nobel, Luigi Pirandello, sostenere la nostra bandiera col trasognato, cristologico Sogno di Natale. Chiude la corposa raccolta l’irlandese William Butler Yeats col nero folklore de I fantasmi del villaggio, e arriviamo così al 1902.
Nella sua prefazione – oltre a tracciare un concentrato percorso nella narrativa spettrale e a proporre un’interessante classificazione del fenomeno ‘fantasma’ – il professor D’Arcangelo così annota: “La cultura romantica favorisce la nascita dello spiritismo, mentre si affermano teorie parascientifiche, come il magnetismo, a spiegazione del fenomeno. Si può dire che in questo periodo tutta la letteratura – narrativa, poesia, teatro – sia infestata di fantasmi.” Riflessione estremamente interessante, questa, che solleva la questione del rapporto fra la nostra caducità e l’incessante sforzo di eluderla attraverso l’arte, che può anche essere letta quindi, come un monumentale, polimorfo fantasma di noi stessi.



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