Rubrica – “Libreria d’Annata” – “Streghe” a cura di Asimov, Greenberg & Waugh




“Streghe” a cura di Asimov, Greenberg & Waugh (Fanucci Editore 1989) è l’antologia horror analizzata dallo scrittore Nicola Lombardi per la rubrica “Libreria d’annata
Dopo aver proposto antologie monografiche su giganti, regni stellari, cavalieri cosmici, navi spaziali e maghi, la collana I Magici Mondi di Asimov – varata negli anni Ottanta dalla gloriosa Fanucci Edizioni – ci offre nel 1989 un sesto numero interamente dedicato alle Streghe (Witches, 1984), curata dal navigato trio Asimov, Greenberg & Waugh. Si tratta, com’è prevedibile, di una raccolta in bilico tra fantascienza, fantasy e horror, in grado di appagare e appassionare lettori dai gusti più variegati.
Si parte con William Tenn (pseudonimo del professore universitario Philip Klass), noto rappresentante della sf satirica e sociale degli anni Cinquanta, di cui Asimov & co. scelgono per l’occasione il memorabile raccontino Mia madre era una strega.

Autore non molto prolifico, comparso prevalentemente sulle pagine di The Magazine of Fantasy and Science Fiction, William Lee ci narra una cupa vicenda ambientata nel New England del Diciottesimo secolo (Un messaggio da Charity). A seguire, prende la parola un autore decisamente più conosciuto e produttivo: Alfred Elton Van Vogt, uno fra i massimi rappresentanti della fantascienza degli Anni d’Oro, Trenta e Quaranta. La sua storia – dal titolo davvero minimalista, La strega – ci presenta una vecchietta all’apparenza innocua, ma che molto probabilmente (anzi, di sicuro) nasconde un’indole diabolica.
Il capitano spaziale Pausert, uscito dalla penna di James Schmitz, non ha idea del pasticcio in cui si è cacciato incontrando Le streghe di Karres, mentre un infaticabile gigante della fantascienza anni Sessanta, Barry Malzberg, aggredisce il lettore col breve, fulminante Parossismo.
Un altro venerabile decano della sf e del fantastico, Murray Leinster (al secolo Will Jenkins), viene poi chiamato in causa con Il discepolo del diavolo; dopodiché interviene un autore specializzato perlopiù in narrativa gialla, Rufus King, che sul tema ‘streghe’ ci presenta un accattivante (M)alice nel Paese delle Meraviglie.
Operazione Salamandra, del pluripremiato Paul Anderson, è un vivace divertissement imperniato sulle vicende di un professore di stregoneria e del suo pupillo licantropo, racconto che anticipa temi e atmosfere alla J.K.Rowling. Ed è un’autrice quella che segue a ruota, André Norton, che col suo Il mondo dei maghi ci coinvolge in un’avventura a base di battaglie magiche e viaggi interplanetari spazio-temporali.
La piccola Irma è la spietata protagonista del delizioso racconto horror Caramelle per la piccina, partorito dal leggendario Robert Bloch. Madeleine L’Engle, invece, scrittrice più popolare per la sua produzione nel settore della narrativa per ragazzi, è stata qui selezionata per Povero piccolo sabato, la sua sola storia comparsa su rivista (Fantastic Universe, 1956). Al contrario, un’autrice di racconti gialli e mistery abituata a pubblicare su periodici da edicola come Margaret Manners ha meritato l’inclusione in questa corposa selezione per una delle sue rare incursioni nel fantasy, Il primo caso di Squeakie.
Randall Garrett – anche noto con un gran numero di pseudonimi – oltre a centinaia di racconti di fantascienza ha creato il personaggio di Lord Darcy, detective che opera in un mondo alternativo in cui la magia è considerata una vera e propria scienza; e a questo ciclo, appunto, appartiene il lungo racconto qui presentato, La fiala di Ipswich.
Chiude la raccolta un classico, celeberrimo autore di fantavventura, Rider Haggard, con Cuore nero e cuore bianco, racconto da cui traspare tutto il suo trasporto per la politica imperialistica a cavallo tra Diciannovesimo e Ventesimo Secolo.
Nella prefazione, oltre a tracciare una breve analisi etimologica della parola ‘strega’, Isaac Asimov propone un’osservazione piuttosto curiosa, tra il serio e il faceto, in merito alla tradizionale rappresentazione somatica delle malefiche fattucchiere: “Se osserviamo le vecchie streghe di Halloween notiamo che tutte hanno il naso appuntito che sembra avvicinarsi al mento. Ed è proprio questo il tratto che le contraddistingue. Ma quando la bocca di un individuo è priva dei denti è naturale che il mento e il naso tendano ad avvicinarsi, mancando la barriera della dentatura. […] Mi domando se la moderna odontoiatria non abbia contribuito più dell’istruzione a distruggere la paura per le streghe.” Dunque, i dentisti potrebbero essere riusciti laddove i lumi della ragione hanno fallito. Chi l’avrebbe mai detto?!



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