Rubrica – “Letters from Miskatonic University” – “La ragazza di Greenville” di Pietro Gandolfi




“La ragazza di Greenville” di Pietro Gandolfi (Vincent Books 2016) è il romanzo horror analizzato nella quinta puntata di “Letters from Miskatonic University”. Leggi trama e note sull’autore
Ritorna Pietro Gandolfi, e lo fa alla grandissima con il suo romanzo di debutto – opportunamente rivisto e contenente in più anche il racconto Angie – uscito ormai tre anni fa. Lo fa per merito della Vincent Books, giovane e dinamica casa editrice emiliana che deve la sua popolarità principalmente ai gamebook in versione “deluxe” di Lupo Solitario e Freeway Warrior, ma che si sta imponendo sempre più anche in ambito prettamente horror con la collana New Breed. Solo poco tempo fa aveva infatti dato alle stampe l’ottimo “Clayton Creed, un’altra chicca – questa volta inedita – dell’autore piacentino.
Tornando al libro in questione, La ragazza di Greenville è la storia di un giovane reporter che collabora ad un sito internet che si occupa di casi “ai confini della realtà”, il quale viene contattato dall’enigmatico Kevin DeCrosta che lo invita in una amena e spettrale località – Greenville per l’appunto – con la promessa di raccontargli qualcosa di davvero sconvolgente e pazzesco.

Crispin, questo il nome del giornalista, si reca subito a destinazione, scoprendo che DeCrosta è un personaggio solitario e profondamente asociale che gli stessi paesani considerano, nella migliore delle ipotesi, “matto come un cavallo”. Come se non bastasse, egli è un totale emarginato dai modi tutt’altro che cordiali e che vive in una baracca maleodorante in uno stato di perenne inedia.
Kevin inizia così a raccontare a Crispin di quel che capitò in un’afosa estate di molti anni prima, quando – ancora undicenne – si divertiva a scorrazzare in skateboard col cugino, nonché migliore amico, Josh. Una sera infatti i due si ritrovarono nei pressi del vecchio canile abbandonato, quando tutto ad un tratto videro arrivare una lunga processione di macchine di lusso, guidate da uomini vestiti elegantemente che in seguito si recarono all’interno della struttura. I ragazzi decisero così di nascondersi ma poco dopo sentirono provenire delle urla strazianti e fuggirono in preda al terrore. Il giorno dopo, alla luce del sole, tornarono nello stesso luogo per cercare di capire cosa potesse essere successo la notte precedente e proprio da quel preciso istante le loro esistenze vennero stravolte per sempre.
Un romanzo di formazione dalle decise tinte horror quindi, riconducibile ad alcune opere dell’immenso Richard Laymon (la cui influenza peraltro non è mai stata negata da Gandolfi stesso) ma che dimostra ancora una volta come il buon Pietro sia un autentico narratore di razza, bravissimo a dosare abilmente la tensione. É un vero gioco al massacro, nel corso del quale il lettore viene prima incuriosito, poi completamente spiazzato da colpi di scena in rapida successione, che avvengono soprattutto nella seconda parte.
Insomma, un altro centro per uno degli autori che più si stanno facendo apprezzare nel panorama indipendente italiano e che – come giustamente sottolinea Paolo Di Orazio nella prefazione – se ne frega delle mode e dei filoni perché interessato esclusivamente a raccontare storie.
Cosa che, diciamolo, sa fare dannatamente bene.



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