Rubrica – “Letters from Miskatonic University” – “La cospirazione contro la razza umana” di Thomas Ligotti


Da sempre la stragrande maggioranza delle persone, con il forte supporto di un nutrito gruppo di filosofi che potremmo definire “ottimisti”, ha inteso la vita come un qualcosa che meriti di essere vissuto, spesso anche in maniera inconsapevole, godendo dei meccanismi della riproduzione e celebrando in mille modi quello che viene considerato un dono.
Ebbene, non è così. Vivere è male. Vivere “non va bene”. Tutto questo ottimismo costituisce una recita insopportabile e forma la base di quella che è La cospirazione contro la razza umana, ovvero: tutti si impegnano il più possibile a convicerti che la vita sia una cosa bella, ma non farti ingannare…. non è così!
Questo, in estrema sintesi, è ciò che pensa Thomas Ligotti a proposito dell’intera esistenza e ce lo fa sapere senza mezzi termini fin dalle primissime righe di questo saggio che in America (com’era prevedibile) ha fatto assai discutere e che, complice anche il successo della prima stagione di True detective – serie tv che attinge a piene mani dal Ligotti-pensiero – è finalmente sbarcato anche sui nostri lidi.
Nel dettaglio, La cospirazione contro la razza umana si basa principalmente su di una lunga e minuziosa analisi di un testo intitolato L’ultimo Messia, scritto nel 1933 dal filosofo norvegese Peter Wessel Zapffe (alla cui memoria è dedicata l’opera in questione) il quale asseriva convinto che l’esistenza umana fosse una vera e propria tragedia e che l’uomo avesse ormai raggiunto un tale livello di coscienza di sé, da porsi continuamente intricati quesiti esistenziali dalle soluzioni irrisolvibili. La mancanza di risposte alle suddette domande dunque, viene vista come fonte di costante e profonda infelicità.
Anche altri grandi pensatori come l’austriaco Bernhard , il tedesco Schopenhauer e il francese Camus sono arruolati da Ligotti nell’esercito dei cosiddetti Illuminati che, nonostante siano in netta minoranza rispetto agli avversari, tentano in ogni modo di togliere quella patina di fiducia e festosità fasulla per mostrare cosa c’è realmente dietro alla vita.
E non poteva mancare, da parte dello scrittore di Detroit, un sentito omaggio ai suoi grandi punti di riferimento letterari: Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.
I due maestri della letteratura dell’orrore vengono così portati ad esempio per la loro grande lucidità di analisi e per il loro essere ancora estremamente attuali, specialmente per quanto riguarda la tendenza a non offrire soluzioni “consolatorie” e rassicuranti, come invece spesso accade nell’horror contemporaneo.
Esempio chiarissimo e davvero azzeccato è, nello specifico, il confronto che viene fatto tra il finale di un pur grande capolavoro come L’esorcista, e lo scenario totalmente senza speranza descritto dal Solitario di Providence nel suo Il caso di Charles Dexter Ward.
I due maestri della letteratura dell’orrore vengono così portati ad esempio per la loro grande lucidità di analisi e per il loro essere ancora estremamente attuali, specialmente per quanto riguarda la tendenza a non offrire soluzioni “consolatorie” e rassicuranti, come invece spesso accade nell’horror contemporaneo.
Esempio chiarissimo e davvero azzeccato è, nello specifico, il confronto che viene fatto tra il finale di un pur grande capolavoro come L’esorcista, e lo scenario totalmente senza speranza descritto dal Solitario di Providence nel suo Il caso di Charles Dexter Ward.
Concludendo, un’opera senza dubbio non adatta a tutti ma, per certi versi, davvero illuminante e che non costituisce affatto un mero esercizio di semplice cinismo, bensì una chiave di lettura diversa con la quale affrontare la realtà quotidiana.
Un testo utile quindi, quasi di “resistenza”, sebbene crediamo che sia comunque indispensabile in lavori di questo tipo una buona capacità di interpretazione e, a volte, anche di distacco.
Un testo utile quindi, quasi di “resistenza”, sebbene crediamo che sia comunque indispensabile in lavori di questo tipo una buona capacità di interpretazione e, a volte, anche di distacco.
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