Rubrica – “Letters from Miskatonic University” – “La Cerimonia” di Laird Barron


Finalmente è uscito anche in Italia, grazie all’impegno ed alla passione della Hypnos – giovane casa editrice milanese che sta facendo un grandissimo lavoro di riscoperta e di divulgazione del weird – il romanzo di debutto di Laird Barron The Croning, termine abbastanza intraducibile in italiano ma reso piuttosto bene dal bravo Andrea Bonazzi in un calzante La cerimonia.
Barron è un autore originario dell’Alaska che ha già all’attivo un paio di romanzi e numerosi racconti apparsi in svariate antologie e riviste di genere e che in America ha già saputo guadagnarsi una buona fetta di popolarità, grazie anche alle dichiarazioni di Nic Pizzolatto – il “papà” della serie True Detective – che lo ha inserito nella lista dei suoi scrittori preferiti.
Nel nostro Paese purtroppo è ancora pressoché sconosciuto, dal momento in cui questo è il suo primo lavoro pubblicato da noi, se escludiamo il racconto L’intimidatore apparso proprio sul numero 2 della rivista Hypnos, ma ci auguriamo davvero che possa ritagliarsi anche qui lo spazio che, secondo noi, merita ampiamente.
Ma veniamo alla trama. Donald Miller è un tranquillo e bonario ottantenne che in passato ha svolto la professione di geologo. Sposato da una vita con Michelle, una stimatissima ed ancora attivissima antropologa di fama mondiale che rappresenta il suo esatto opposto: vulcanica, energica e, si intuisce fin dall’inizio, sfuggente ed ambigua. La coppia ha due gemelli, un maschio ed una femmina, ormai adulti e sistemati. Si potrebbe pensare che sia difficile tirare fuori una storia angosciante e ricca di veri e propri incubi partendo da elementi simili, invece Barron ci riesce, e lo fa alla grande.
Infatti nella memoria ormai zoppicante di Donald iniziano a farsi strada piano piano ricordi a dir poco inquietanti… Un viaggio in Messico quando erano ancora sposini novelli in cui era avvenuto qualcosa di terribile, un racconto del figlio Kurt allora adolescente a proposito di una strega, lo strano suicidio di un conoscente… le varie storie, che paiono inizialmente scollegate fra loro, arriveranno infine alla quadratura del cerchio in un finale memorabile.
La scrittura di Barron, che denota una profonda devozione nei confronti di monumenti come Lovecraft e Machen, è tuttavia capace di fondersi anche con elementi apparentemente estranei al contesto. Il primo capitolo, ad esempio, è una dimostrazione lampante di ciò; si tratta infatti di una lunga fiaba che evoca atmosfere care al fantasy ma che poi vira decisamente verso l’horror, il tutto condito da un linguaggio più che colorito. Assolutamente geniale e spiazzante.
Unica pecca: ho trovato la parte centrale del romanzo a tratti un po’ troppo lenta e monotona anche se poi, proseguendo nella lettura, si capisce benissimo il perché di questa scelta. Certo che, per chi riesce a leggere solo alla sera tardi, parti del genere possono risultare scogli piuttosto ostici da superare…
Nel complesso comunque un ottimo romanzo che non mancherà di suscitare profonde angosce ed inquietudini anche nel lettore più scafato.
Consigliassimo.
Infatti nella memoria ormai zoppicante di Donald iniziano a farsi strada piano piano ricordi a dir poco inquietanti… Un viaggio in Messico quando erano ancora sposini novelli in cui era avvenuto qualcosa di terribile, un racconto del figlio Kurt allora adolescente a proposito di una strega, lo strano suicidio di un conoscente… le varie storie, che paiono inizialmente scollegate fra loro, arriveranno infine alla quadratura del cerchio in un finale memorabile.
La scrittura di Barron, che denota una profonda devozione nei confronti di monumenti come Lovecraft e Machen, è tuttavia capace di fondersi anche con elementi apparentemente estranei al contesto. Il primo capitolo, ad esempio, è una dimostrazione lampante di ciò; si tratta infatti di una lunga fiaba che evoca atmosfere care al fantasy ma che poi vira decisamente verso l’horror, il tutto condito da un linguaggio più che colorito. Assolutamente geniale e spiazzante.
Unica pecca: ho trovato la parte centrale del romanzo a tratti un po’ troppo lenta e monotona anche se poi, proseguendo nella lettura, si capisce benissimo il perché di questa scelta. Certo che, per chi riesce a leggere solo alla sera tardi, parti del genere possono risultare scogli piuttosto ostici da superare…
Nel complesso comunque un ottimo romanzo che non mancherà di suscitare profonde angosce ed inquietudini anche nel lettore più scafato.
Consigliassimo.
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