Recensioni – “Maja” del CONS




“Maja” del CONS (Collettivo Nuova Scrittura) è il nuovo racconto gratuito in ebook appartenente al ciclo de “La parola fine” di cui abbiamo già recensito la versione Alpha e Aleph. Clicca qui e leggi trama e note sugli autori
Il Collettivo Nuova Scrittura ritorna con un nuovo breve racconto, Maja, che fa parte dell’universo de La Parola Fine, continuando ad amplificare l’eco delle due versioni del romanzo anche a qualche mese di distanza della pubblicazione. La storia, seppur breve, offre parecchi spunti di riflessione, oltre ad incuriosire chi non ha ancora letto i due ebook e a riportare alla mente particolari commoventi in chi invece, ha già avuto modo di apprezzarne le indubbie qualità.

Maja è una metafora della vita d’ufficio e della carriera, per seguire la quale, molti uomini sono disposti a tutto. Anche a rinunciare all’amore, e a cancellarlo in modo definitivo e irreparabile. Il protagonista del racconto è un rampante dirigente d’azienda, lavoratore modello, che in tre anni di carriera, non ha mai sgarrato di una virgola. Maja, una collega, è il suo unico errore, la distrazione che lo trasforma in un adolescente, ossessionato da una donna che non può essere più diversa da lui e non potrà mai essere veramente sua. Ma perché allora ne è così perdutamente innamorato? La risposta gli verrà fornita dall’amico Tom Becker (per chi ha letto La Parola Fine questo nome suonerà molto familiare): come spesso accade anche nella vita reale, ci si innamora di chi è sbagliato, diverso, ma proprio per questo irresistibilmente interessante. Maja è, in termini informatici, “l’errore di sistema perfetto”, che manda in tilt anche l’ineccepibile sistema immunitario del protagonista.
Onore al CONS che in poche pagine ci regala di nuovo personaggi memorabili, che seppur accennati, sono di un realismo struggente, impregnato della malinconia e della dualità proprie dell’essere umano, in lotta tra sentimenti e doveri, tra quello che si deve fare e quello che si vorrebbe fare. Il tutto permeato da un pesante alone di pessimismo, che come nel caso de La Parola Fine, si rivela più reale della vita stessa.

Chiara Borloni



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