Recensioni – “Città di polvere” di Romano De Marco


“Come ci si arriva a questo tizio?” “tramite il mio avvocato. È stato lui a mettermi in contatto. Era al corrente della mia predisposizione per un certo tipo di frequentazioni”. Bene. Ho un nome. Ora la seconda parte del programma. Dal terzo livello di queste brande non è difficile cadere e rompersi l’osso del collo. Decido di rendermi il compito ancora più facile. “sai, volevo chiederti…”dico mettendomi seduto e voltandomi verso di lui, “quando ti hanno arrestato, cosa facevi di preciso con quei bambini?” (Marco Tanzi pag 242)
Senza alcun tipo di ostacolo, i clan mafiosi sono i padroni indisturbati del mercato della droga e della prostituzione, finché un giorno un piccolo commando indipendente rapina una banca privata, sottraendo dalle casse di quest’ultima una discreta somma di denaro appartenente a uno dei signori della droga. Lo scopo è quello di indebolire i clan e appropriarsi del mercato della droga. Il clamoroso gesto innesca una serie di violenze e ritorsioni tra entrambi i gruppi, che rischia di sfociare in una vera e propria guerra per le strade di Milano, dove anche i singoli cittadini possono diventare nuove vittime mentre la polizia brancola nel buio a causa di una serie di fughe di notizie che impedisce di arrestare i colpevoli. Ma il procuratore Enrico Salvemini ha dei sospetti su chi stia facendo il doppio gioco, aiutando i clan a mantenere il controllo della città. La mancanza di prove lo costringe ad agire per vie traverse, tutt’altro che limpide. Perché la strada della giustizia può essere percorsa in molti modi e non tutti sono legali. Toccherà all’ex poliziotto Marco Tanziscendere nuovamente in quell’inferno in terra che è il sistema carcerario italiano, per raccogliere le informazioni giuste e fermare definitivamente la guerra della droga. Un gioco pericoloso la cui posta in palio è la vita di sua figlia.
Gabriele Scandolaro