Pater Noster – Nicola Orofino




“Nonna, è la notte di Natale! Finalmente puoi rivelarmi le parole che dici per fammi passare il mal di testa”.
La nonna quasi cade dalla poltrona. Chi avrebbe mai pensato che quel pestifero di Luigi si sarebbe ricordato? Era estate quando, per toglierselo di torno vista la sua insistenza, gli aveva dato quella risposta.
Eppure non era un modo per allontanarlo. Era proprio un’usanza da rispettare: guai a rivelare la formula in un momento diverso.
La nonna guarda Luigi e fa finta di non averlo sentito: è l’unico modo che ha per evitare di metterlo al corrente. Tradizione vuole, infatti, che se la domanda ti viene posta la notte di Natale, allora devi proprio…
L’anziana si alza, facendo finta di nulla dopo lo sgomento iniziale, e va in cucina ad assaggiare qualcosa dalla ricca cena che svetta sulla tavola. Luigi è testardo e la insegue, ripetendo più volte la domanda.
A questo punto, Matilde deve rispondere al piccolo.
“Portami una statuetta del presepe” gli dice.
Lui corre a prenderla. Matilde si lascia sfuggire una timida lacrima.
Luigi torna, tutto eccitato per quello che sta per scoprire.
Matilde prende in mano la statuetta di un pastorello con una pecora sulla schiena. Sospira, e inizia a rivelare: “Il Padre nostro che è nei cieli ci ha fornito un’arma per combattere contro Satana e le sue opere e tentazioni: la preghiera. Ma per ogni preghiera detta, Satana si infervora e diventa più cattivo. La notte di Natale, il Bambin Gesù ci protegge e nasconde la nostra voce al maligno.”
Luigi è agitato e affascinato. La vecchia si asciuga un rivolo di bava che le cola dalla bocca e conclude: “Ora ti rivelo la formula, ma ricorda: se vuoi alleviare il mal di testa di qualcuno, quello finirà a te. E così per ogni cosa, Luigino bello. Usa questa preghiera solo se sei in grado di sopportare il malessere che vuoi far scomparire all’altro, perché poi lo riceverai tu”.
La nonna rivela la formula; Luigi la impara immediatamente a memoria.
“E ora – annuncia Matilde – spacca per terra questa statuina”.
Il piccolo la butta in terra e quella si frantuma in innumerevoli pezzetti di gesso bianco.
Gesso bianco. Innumerevoli pezzetti.
“Luigi – dice nonna Matilde – prova a spaccarne un’altra…” e Luigi è subito felice di questo nuovo gioco.
Nel momento in cui la seconda statuetta si frantuma in terra, rientra il figlio di Matilde nonché padre di Luigi.
“Che cazzo fai?” esclama subito lui adirato.
Nonna Matilde compone il 112, non avendo ormai più alcun dubbio su come faccia il figlio a spacciare cocaina. Parla a voce molto alta rivolta al figlio, col cellulare in mano e la mano dentro la sottana, per nasconderlo: “Gliel’ho detto io, Giancarlo. Ma stai calmo. Non fare una delle tue solite scenate in via dei Platini dodici anche la notte di Natale, che in via dei Platini dodici ne abbiamo già ricevute tante volte di botte da te!”.
Ha dato l’indirizzo, ma il Carabiniere dall’altra parte del telefono non ha capito nulla e, infastidito da questa chiamata partita per sbaglio, ha riappeso il ricevitore.
“Scenate la notte di Natale, dici tu?” le grida di rimando il figlio, avvicinandosi.
Matilde è ancora convinta di essere in linea col 112 e guadagna tempo, dicendogli di calmarsi e non picchiare nessuno come fa sempre.
Giancarlo si avvicina di scatto a Matilde e la colpisce con uno schiaffo violento, urlando: “Brutta puttana, gliel’hai detto tu di spaccarmi le statuine a quel verme?”.
La afferra per i capelli e la trascina per terra dove giace la cocaina dispersa, sbraitando: “Raccoglila, vecchia deficiente” e prendendola a calci nei reni.
Matilde sputa sangue e cessa di muoversi. Il cellulare è per terra, sotto la poltrona. Giancarlo dice al figlio: “Ora arrivo anche da te, coglione!”.
Luigi guarda la statuina del Bambin Gesù e inizia a recitare la Santa Preghiera che nonna Matilde gli ha insegnato qualche minuto prima.
Le statuine del Presepe, quest’anno, sono tantissime: centododici.
Un Carabiniere stacca e va al cenone.


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