Mimì – Il Principe delle Tenebre, recensione del nuovo horror di Brando De Sica

Un film che non riesce a trovare una sua identità ben definitiva seppur con tante idee, forse troppe.




Mimì – Il Principe delle Tenebre recensione

Mimì – Il Principe delle Tenebre recensione del nuovo horror diretto da Brando De Sica e distribuito da Luce Cinecittà.

Nei giorni scorsi in questa news vi abbiamo presentato un nuovo film horror tutto italiano diretto da Brando De Sica, figlio di Christian. Il titolo del film è Mimì – Il Principe delle Tenebre e uscirà in tutte le sale cinematografiche italiane dal prossimo 16 novembre grazie alla distribuzione di Luce Cinecittà.

Quella che segue è una recensione no spoiler di Mimì – Il Principe delle Tenebre.

MIMÌ – IL PRINCIPE DELLE TENEBRE – LA SINOSSI

Mimì è un adolescente orfano nato con i piedi deformi che lavora in una pizzeria a Napoli. Un brutto giorno incontra Carmilla, una giovane ragazza convinta di essere una discendente del conte Dracula. Insieme decidono di fuggire un mondo cinico e violento.

LA RECENSIONE

Lo ammettiamo ci siamo avvicinati a questa pellicola con non pochi dubbi sulla bontà del prodotto e sull’interesse verso le tematiche trattate. In buona parte la visione dell’opera prima di Brando De Sica, figlio di Christian e di Silvia Verdone (figlia di Mario e sorella di Carlo), non ha smentito i nostri dubbi sebbene qualche possibilità siamo pronti a darla a questo lungometraggio.

UNA NAPOLI TETRA ED ESOTERICA

Iniziamo subito con il dire che vera protagonista, soprattutto della prima parte, è la città di Napoli città a cui da sempre la famiglia De Sica è legata a doppio filo. Una Napoli tetra, decadente, uggiosa che contrasta con la solarità alla quale la città viene associata. Una Napoli esoterica e quasi sconosciuta ai più ma molto interessante. E sulla scelta del contesto e dell’ambientazione scenica salviamo a pieni voti la pellicola in un interessante contrasto che difficilmente viene ritrovato a causa di stereotipi che, a volte, non riescono a regalare al 100% le emozioni che una città come Napoli può dare.

COSA SALVARE

Buona anche la prova tecnica registica e la sceneggiatura che riescono a mettere in piedi una storia che, tutto sommato, sta in piedi. Scene pulite, pochi sbafi, sebbene la recitazione di molti dei protagonisti a volte lascia un po’ a desiderare. Ottime le prove su tutti di Mimmo Borrelli, attore teatrale dalla provata esperienza  e bravura. Conosciuto al grande pubblico per aver interpretato il personaggio di Angelo ”’o Maestrale’ nella serie tv Sky Gomorra. Borrelli tiene in mano tutto il film dove compare e cerca di farsi seguire dagli altri protagonisti che non sempre, però, riescono a tenergli testa.

COSA NON VA

I dolori iniziano, però, quando si analizza il film un po’ più in profondità. Alla fine ne viene fuori un’accozzaglia di generi dove il romanticismo lascia posto al drammatico toccato l’horror e il gangster. Ne viene fuori un Corvo in salsa di Gomorra, un Twilight all’italiana che però non ce l’ha fatta. Poca la profondità anche dei personaggi abbastanza stereotipati (questi sì) e fondamentalmente poco interessanti e male analizzati. Tutto ciò porta il film a essere dispersivo e senza una vera anima lasciata probabilmente alla sola città di Napoli, ma non basta.

Purtroppo questa caratteristica fa si che la qualità e l’interesse nel film venga meno a lungo andare nonostante alcune buone idee e nonostante tutto l’impegno messo in campo da parte del regista.  Secondo noi si sono viste tutte le pecche di un’opera prima.

Se cercate un horror, forse dovreste dirottare da un’altra parte. Se, invece, volte cercare di capire lo stato del cinema italiano allora potreste pure affacciarvi qui.

Voto della redazione: 2/5

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