Meteoropatia di Andrea Martina – La Domenica Horror

Nuovo racconto horror per la nostra rubrica settimanale. Scarica e leggi il racconto gratuito e inviaci il tuo




meteoropatia

Meteoropatia di Andrea Martina è il nuovo racconto breve dell’orrore per la rubrica La Domenica Horror. Sarà possibile leggerne un estratto qui sotto, poi, scaricarlo gratuitamente in formato pdf.

Se vuoi pubblicare anche tu un racconto nella nostra speciale rubrica La Domenica Horror scrivici alla mail redazione@letteraturahorror.it proponendoci il tuo elaborato corredato da un’immagine. Oggetto della mail dovrà essere “La Domenica Horror”. Ogni domenica verrà pubblicata storia diversa!

METEOROPATIA DI ANDREA MARTINA

Quella volta le previsioni meteo non avevano mantenuto la promessa. E dire che le avevo seguite con dedizione per tutta la settimana; ammirando i commentatori che si alternavano davanti alle cartine, facendo il tifo per quelli che annunciavano le condizioni atmosferiche che preferisco.

Mentre indicavano i punti in cui l’alta pressione avrebbe avuto il sopravvento; le loro mani somigliavano a piccoli uccelli che saltellano da un punto all’altro cinguettando certezze. E io ho commesso l’errore di crederci.

Così quella mattina, era ancora buio e il sole nascosto dietro l’orizzonte pareva un miraggio irrealizzabile, sono uscito e ho raggiunto in auto casa sua, percorrendo lentamente le strade ancora deserte, lasciando vagare lo sguardo sulle finestre chiuse, le saracinesche dei negozi abbassate.

Una volta arrivato, sono scivolato attraverso il cancello rimasto aperto e ho fatto attenzione a non lasciare impronte dove la terra, resa molle dall’umidità della notte, poteva attaccarsi alla suola delle scarpe.

L’ho spiata attraverso la finestra. Come al solito aveva dimenticato di tirare le tende.

Il riscaldamento nella casa doveva essere al massimo, un’altra delle sue insopportabili abitudini. La differenza di temperatura tra l’interno e il mondo di fuori aveva cesellato sui vetri degli arabeschi, sottoli filamenti di cristallo che avrei voluto leccare con la punta della lingua.

Attraverso i vetri appannati il suo corpo appariva come sospeso a mezz’aria, fluttuante sopra le lenzuola aggrovigliate, come se i sogni del mattino l’avessero imbrigliata per esporne il corpo sull’altare invisibile del rito che mi apprestavo ad officiare. SCARICA IL PDF DEL RACCONTO



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