La vaccinazione anti influenzale – Mauro Sighicelli
Quando la Befana aprì la porta della stanza d’albergo, rimase esterrefatta. Disseminate negli angoli della stanza erano ben visibili bottiglie vuote di rum e tequila, mentre il caos regnava sovrano all’interno dell’angusto anfratto della locanda “Il gallo d’oro”, situata sulle rive del piccolo borgo di pescatori nel golfo del Messico. L’olezzo era nauseabondo: si fece coraggio tappandosi il naso con una mano e si addentrò all’interno. Per prima cosa, scorse due giovani prostitute seminude che svegliò, infastidita, con una serie di calci mirati al ventre, costringendole ad abbandonare il locale, non senza essersi sorbita una serie di imprecazioni in volgare spagnolo. Poi, provò a sollevare le coperte per scorgere se vi fosse rannicchiato Babbo Natale; non si era sbagliata: era proprio sotto le coltri, in evidente stato di ebbrezza. Scosse il capo, in cenno di diniego, e provò a cercare di rianimarlo: l’odore del cibo avariato, mescolato con il sudore di quei corpi, e l’aroma d’alcool, non contribuivano al risveglio del vecchietto più famoso del mondo. Aprì, così, l’unica finestra, ed una ventata di aria fresca contribuì al risveglio di Santa Claus. “Per favore, Babbo Natale, rimettiti in piedi: è la vigilia di Natale, e devi ancora iniziare le consegne. Se non ti riprendi immediatamente, manderai in frantumi tutto il lavoro di quest’anno!” L’uomo si voltò dall’altra parte: era completamente nudo, sudaticcio, e bello sbronzo. Uno strato di adipe, anomalo e malsano, lo avvolgeva e nascondeva il suo corpo. “Lasciami stare, vecchia Befana. Non ci penso neanche ad alzarmi da qui. Del resto, anche se volessi, non ci riuscirei: ho bevuto troppo, e non supererei la prova di nessun etilometro, neanche nei paesi più tolleranti.” La Befana incalzò: “Dimmi almeno dov’è la tua ultima renna: posso provare a montare la tu slitta, se tu, nel frattempo, provi a farti una bella doccia calda.” Il vecchietto sorrise, e indicò il tegame di stufato al centro della tavola, evidente oggetto delle abbondanti libagioni della sera precedente. “Non ci posso credere! Ve la siete mangiata, tu e quelle due sgualdrine?” “La renna non è male: all’inizio è un po’ dura, ma, condita con patate e cipolla, si gusta di più, e va giù con piacere con tequila e rum. Alla fine, quando si raffredda, è, addirittura, quasi gommosa. Ed ora, amica mia, lasciami riposare: la sto ancora digerendo.” La Befana era sconsolata: “Ma lo sai cosa significa, per l’organizzazione, questo tuo ammutinamento? Ci manderai tutti in rovina! Come faccio adesso?” La povera donna era in preda al panico, perché non riusciva neanche ad immaginare un disastro di tali proporzioni, e capiva che il tempo giocava nettamente a sfavore, contro di loro. “Chiama Carlos!” Bofonchiò Babbo Natale, e la Befana inorridì: “Questo mai! E poi, dove lo trovo, il numero di telefono?” “Nella rubrica del mio telefonino, alla voce Carlos. E’ in tasca della mia giacca rossa, con il pelo bianco: se le ragazze non ci hanno versato dentro del rum, può darsi sia ancora funzionante.” La donna agì febbrilmente, e tirò un sospiro di sollievo nel trovare il cellulare, poiché il vecchio si era definitivamente assopito, e non mostrava nessun segno di ripresa. La chiamata squillò a lungo, prima di ricevere il segnale di contatto. “Pronto?” Chiese una voce metallica. “Sono la Befana: ho un grosso problema.” Passò un attimo che sembrò un’eternità. “Sono Carlos, e risolvo problemi.” Rispose la voce metallica. “Prova con questo, allora: Babbo Natale è ubriaco fradicio, semisvenuto, dopo una notte di fuoco con due prostitute. Non ci sono più renne, non trovo la slitta, e le consegne non sono ancora iniziate. Puoi davvero fare qualcosa, o devo avvisare l’organizzazione?” “Tranquilla, bella muchacha, penso a tutto io, a patto che tu tenga la bocca chiusa. Stanotte a mezzanotte tutti i bambini e tutte le bambine del mondo riceveranno i loro regali, e in più ci metto, a titolo gratuito, una partita di un nuovo tipo di droga per ogni famiglia. Se non la useranno i piccoli, potrà sempre far comodo ai loro genitori. Ma tu devi stare muta con l’organizzazione, e tenere nascosto Babbo Natale, o passerai davvero un brutto quarto d’ora. Lo sai che io non scherzo mai!” “Ma sei impazzito? Droga la notte di Natale? E’ contro ogni etica civica e morale.” “Tranquilla, bella muchacha: è una droga che abbiamo già sperimentato nei vaccini antinfluenzali, ed abbiamo eseguito una vaccinazione massiccia e globale senza che nessuno si sia mai lamentato; solo qualche nazione arretrata ha protestato, ma poi ha dichiarato di averla tolta dal commercio, e quegli stupidi l’hanno bevuta. Quando dai qualcosa gratis, può essere la più nefasta schifezza, tutti la ingurgitano avidamente. Lascia fare a me, e continueremo ad avere il mondo sotto i nostri piedi. Tu, piuttosto, fai quello che ti ho detto, e non mi seccare più: bada al vecchio, tienilo occupato per tutta la vigilia, ed avrai il tuo tornaconto.” Così, come era iniziata, la telefonata si interruppe. Superato un attimo di perplessità, la Befana diede un’altra rapida occhiata in giro, e capì di essere di nuovo padrona della situazione. Si avvicinò al talamo, appoggiò un piede scalzo su una guancia del paffuto addormentato, e lo scosse energicamente. L’uomo imprecò, prima di girarsi, attratto dalla gamba affusolata e seducente che gli si parava al suo sguardo. Per attirarlo nella sua trappola seduttrice, la Befana scostò la gonna su di un fianco, mostrando un malizioso tatuaggio a forma di farfallina nella zona inguinale. Babbo Natale provò a cercare di sfiorarla con un braccio, ma era troppo sbronzo. “Tranquillo, amico mio. Vengo io sotto le coperte con te, e potrai gustare il più bel regalo di Natale di tutta la tua vita: sono sicura che ti ricorderai di questa vigilia per un pezzo, abbiamo tutta la notte da trascorrere insieme.” Santa Claus sorrise inebetito, mentre a fatica rotolava su di un fianco per creare lo spazio per accogliere vicino a sé quel dono inaspettato.
Le onde del mar dei Caraibi, nel golfo del Messico, si adagiavano placide sulla riva, mentre tutte le luci della locanda “Il gallo d’oro”, si spensero ad una ad una, fino a quando una coltre di buio avvolse l’angusto e sperduto borgo di pescatori.
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