L’Assedio – Corrado Vallerotti




La casa è circondata. Siamo tutti lì in piedi, al buio, saremo almeno una quarantina. Sento qualcosa di bagnato posarsi sul viso e so benissimo che è neve. Non ho neanche bisogno di guardare in alto per saperlo. E d’altra parte in questo momento non me ne importa niente. E’ tanto tempo che non faccio più nemmeno caso al tempo. Ora ho altro a cui pensare.
Dalla mia posizione riesco a vedere dentro la casa attraverso una finestra: vedo l’uomo. Ha un fucile in mano e ha appena trascinato due bambini piangenti in un angolo del salone.
Non gli punta contro l’arma: non ne ha bisogno per farsi ascoltare.
I bambini piangono, hanno paura. Restano lì seduti, tremanti, nascondono la testa tra
le mani.
Poco più in là si vede un albero di Natale, le sue luci colorate. Alcuni pacchetti. I regali. Ancora avvolti nella carta lucida, con i fiocchi intatti.
Di certo l’unica visita che si aspettavano questa notte era quella di Babbo Natale.
L’uomo è solo. Non vedo nessun altro muoversi. Dalla mia posizione non riesco a vedere i suoi occhi, non riesco a capire se abbia paura.
Di certo sa che noi siamo qua fuori e abbiamo circondato la casa. Di certo sa che non ci potrà sfuggire.
L’uomo continua a gesticolare, a impartire ordini ai bambini, forse è anche pronto a ucciderli se non riuscirà a raggiungere il suo scopo.
Intanto i miei compagni poco alla volta si avvicinano alla casa. Lentamente, cercando di non farsi vedere, di non farsi sentire.
Ovviamente l’effetto sorpresa in questi casi è fondamentale.
L’uomo sbircia dalla finestra e finalmente vedo i suoi occhi: c’è terrore. Un terrore profondo.
Sulla mia destra due dei nostri hanno raggiunto la casa.
Lui dalla finestra non li può vedere.
Poi si gira di scatto, forse ha sentito qualcosa e si avvia rapidamente. Non riesco più a vederlo dalla mia posizione. Forse è andato in cucina.
I bambini continuano a non muoversi. Sono troppo terrorizzati per tentare qualsiasi cosa.
Mi rendo conto che potrei raggiungerli e portarli fuori e allora mi avvio. Cammino lentamente, nel buio, ma non ci metto molto ad arrivare alla finestra.
E come me almeno una decina di compagni che mi hanno seguito senza nemmeno bisogno di un ordine.
E poi succede tutto molto in fretta: sfondiamo le finestre, cerchiamo di entrare. L’uomo ritorna nella stanza. Vedo che dalle finestre della cucina altri dei nostri stanno facendo irruzione. Siamo tanti. Troppi per un uomo solo e per il suo fucile.
E allora urla, anche i bambini urlano, e le loro voci si confondono.
Poi punta il fucile sui bambini e spara. Li uccide entrambi.
Subito dopo gira il fucile verso di noi e spara alcuni colpi ma senza prendere la mira. Ben presto gliene resta uno solo.
Prima di riuscire a immobilizzarlo, gira il fucile verso se stesso e spara.
Mentre parte il colpo fatale sentiamo il suo ultimo urlo: “Maledetti zombi, non mi avrete vivo”. 


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