L’Amica – Giuseppe Novellino
Il sole tramontava.
La viuzza tortuosa tra le case in pietra era deserta. Lunghe ombre si allungavano sui tetti antichi, penetravano nei vicoli e nei cortili. Tenebre e freddo in un tardo pomeriggio di dicembre.
Simone aveva undici anni. Camminava avvolto nel suo piumino sintetico, la cuffia calata a nascondere le sopracciglia. I suoi passi risuonavano fra i rustici muri, impregnati di umidità. Non vedeva l’ora di riabbracciare la sua cara amica. Non la vedeva da due settimane, da quando era andato a Lugano, ospite della zia, per un periodo di visite mediche e di convalescenza.
Sceso dal pulman, aveva affidato il trolly alla zia, che lo accompagnava, ed era corso via. Le aveva detto che doveva andare a salutare Bettina. – Chi è Bettina? – aveva domandato la donna, cercando di trattenerlo. Ma Simone era già scomparso dietro l’angolo. Che ne sapeva, lei, di Bettina? Non gli era sembrato il caso di perdersi in spiegazioni.
“Certamente mi dovrà dare il regalo di Natale” pensò mentre procedeva di buon passo nel vicolo del centro storico. Teneva sotto il braccio quello che avrebbe donato a lei: un disegno, sistemato dentro una cornice artigianale di compensato traforato. Un’opera fatta con le sue mani. Bettina l’avrebbe gradita.
“Chi è Bettina?”
La domanda della zia gli risuonava ancora nelle orecchie.
L’aveva conosciuta all’inizio dell’estate, prima della malattia, e ne era rimasto affascinato. Era una donna all’antica, anziana ma con un viso dai lineamenti delicati, anche se rugoso. E ti guardava con due occhi distanziati, leggermente a mandorla, che emanavano una luce strana. Sembrava una di quelle donne di campagna che si trovano nelle vecchie storie e nei libri di fiabe.
Viveva in una vecchia casa, addossata ad altre, ugualmente antiche, che si affacciavano su un cortiletto pavimentato con sassi di fiume. Lui andava spesso a trovarla e si beava di quelle cose di una volta, di quel caminetto nero di fuliggine, di quel grande tavolo tarlato. E gli piaceva ascoltare i suoi racconti, che avevano sempre come protagonisti gli animali.
Entrò nel cortile. Un gatto gli passò quasi tra le gambe, miagolando.
Il vecchio lampione non era ancora acceso. Le tenebre cominciavano a stagnare in quello spiazzo angusto.
Vide che dalla finestrella della casa di Bettina veniva un debole chiarore. La porta era socchiusa.
Salì i quattro gradini e mise una mano sulla maniglia. Indugiò un attimo, poi spinse adagio il battente.
– Bettina – chiamò.
Silenzio.
– Sono Simone.
Poi la vide.
Era seduta davanti al camino acceso e voltava la schiena alla porta.
Fece per correre da lei, ma qualcosa gli impediva di mettere il piede nella stanza.
Non c’era altra luce che quella del fuoco. Il locale appariva freddo e disadorno, sul vecchio tavolo non c’era nulla.
Poi l’anziana donna girò lo sguardo verso di lui. Simone ebbe la sensazione che la testa di Bettina ruotasse di centottanta gradi, in un modo che gli sembrò innaturale. E i lineamenti di lei apparvero nitidi, nonostante la semi oscurità.
Furono questi a fare indietreggiare Simone.
L’espressione della donna non era invitante, anzi sembrava emanare un muto messaggio: “Non venirmi vicino. Vattene!”
E lui corse via.
A casa lo aspettavano i genitori, la zia e la sorella maggiore.
– Ecco il nostro malatino! Sono tutti di là che ti aspettano – disse quest’ultima, aprendogli la porta.
Papà, mamma e la zia erano seduti in salotto. Avevano un’espressione seria. Lo guardarono intensamente, come se fosse un fenomeno da baraccone.
– L’ho vista – disse Simone.
– Chi? – domandarono all’unisono i suoi genitori.
– Bettina – rispose lui. Ma il nome gli uscì dalla gola come una nota stonata.
– Quando siamo scesi dal pulman sei corso da lei – disse la zia, – ma lei…
Volse lo sguardo verso il fratello e la cognata. Erano rigidi come statue.
La mamma, seduta sull’orlo della sedia, si protese un po’ in avanti. – Vedi, Simone, Bettina… la tua amica… Mentre eri a Milano… non abbiamo voluto dirtelo, perché eri in convalescenza.
– Le hanno fatto il funerale cinque giorni fa – disse sbrigativamente la sorella di Simone. – È morta.
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