L’Albero di Natale – Giulio Uggè




– Amore, cascasse il mondo ma quest’anno l’albero di Natale lo voglio fare io.
Così mi dicesti. Una delle tante promesse da marinaio accompagnate da quel sorriso dolce da ragazzino che ha sciolto i cuori di mille ragazze. Mai nessuna ha saputo dirti di no. Nemmeno io. Ogni scappatella veniva dimenticata, ogni mancanza svanita in quelle tue labbra socchiuse, in quei denti perfetti che ti facevano tanto “Beverly Hills” (te lo ricordi ? così ti chiamavano i tuoi amici quando ci hanno presentati).
Ma questa no. Non me la dovevi fare. Un conto sono le notti spese con qualche sgualdrina di cui al mattino non ricordi altro che la misura di reggiseno, a quello ci sono abituata da tempo. 
Ben altra cosa è darmi il benservito. E con la mia migliore amica, tanto per avere una botta di originalità!
Bel regalo di Natale del cazzo. Tanto valeva farmi avere uno stronzo di cane con un fiocchetto rosso.
Hai avuto anche la faccia tosta di presentarti qui a prendere le tue cose. Nessun accenno di rimorso, di dignità. Testa bassa, neanche a parlarne. Sei arrivato quasi allegro, tanto ci avrebbe pensato il tuo sorriso a farmi bagnare e dimenticare tutto, vero ? Quattro parole di circostanza, tante banalità e arrivederci e grazie. Magari avresti voluto anche che ti facessi un caffè. 
E ce l’avevi quasi fatta. Ma non avresti dovuto dirmi dell’albero di Natale. Hai sempre saputo che per me era più di una tradizione, era quasi un rito sacro. Che eccezionalmente, quest’anno spettava solo a te. Invece hai ridacchiato su come ti sarebbe dispiaciuto non poterci mettere il tuo tocco personale, addobbarlo secondo il tuo stile metropolitan-chic (che mi sono sempre chiesta che cazzo volesse dire. Ma come parlavi ?). E’ per quello che sulla tua nuca si è schiantata la statuetta di alabastro che mi avevi regalato qualche anno fa, nel caso te lo stessi chiedendo.
Ora sei qui, steso a rantolare sul mio parquet che si sta velocemente colorando del tuo sangue…allora C’ERA qualcosa, dentro la tua testa…però del cervello ancora nessuna traccia. Come prevedevo. Che fare di te ? Ormai il danno è fatto e il minimo che tu possa fare per me adesso è mantenere la tua promessa. Aspettami lì, non ti muovere, che vado a prendere qualche attrezzo in cucina. Mi è venuta un’ idea troppo stronza. Ma anche divertente. Per me, naturalmente.
Di cosa ha bisogno un albero di Natale che si rispetti ? Di palle luccicanti, tanti festoni colorati e di un bel puntale in cima. E certo, anche di un tocco personale. Ed è qui che entri in gioco tu, mio dolce tesoro.
Sono felice che tu sia ancora vivo, almeno quel tanto che basta perché tu possa vedere quello che ti sto facendo balenare davanti. Ho in mano un lungo coltello da cucina e un cucchiaio. Forse ti chiedi a cosa serva quest’ultimo ma sicuramente hai già capito che la lama avrà un ruolo fondamentale nel tuo prossimo futuro. Giurerei che le lacrime che escono dai tuoi occhi non siano una reazione alla botta presa ma un distillato purissimo di paura e rassegnazione. Non è vero?
Comunque, per tornare al cucchiaio, avevo detto che mi servivano delle palle luccicose e sbrilluccicanti e i tuoi occhioni azzurri che tanto hanno fatto innamorare le fanciulle saranno perfetti. Peccato tu ne abbia solo due ma mi dovrò accontentare. Avrei potuto usare il coltello ma ho paura di rovinare qualcosa, mentre il cucchiaio è ricurvo e dovrei scavare via le cornee dalle orbite molto facilmente. Devo averlo visto fare anche in un film.
Guardati lì, ti stai pisciando addosso. Vabbè che il parquet ormai è da bruciare, ma non te ne approfittare. Non hai ancora sentito il meglio. Il mio metallico amico da 30 cm tra poco andrà a trovare il tuo amichetto che tieni tra le gambe e che ora come ora non è molto duro, ma in quanto a lunghezza si difende ancora bene. Chissà se riuscirò a tenerlo dritto anche sulla punta dell’albero. L’hai capita la battuta ? Non ridi ? Lo ammetto, non è da me fare battute di grana grossa ma cerca di venirmi incontro, la situazione è quella che è.
Cosa manca ? Ah si, i festoni. Qui la cosa si fa più bagnata e schifosa, almeno per me che poi dovrò ripulire tutto il macello…comunque, dicono che l’intestino di un uomo arrivi fino a diversi metri di lunghezza. Sei curioso di scoprire se è vero ? Io sì. Giusto per curiosità intellettuale. Ti ricordi che ero iscritta a medicina, vero ? Poi ho mollato ma mi sono sempre chiesta se sarei stata un buon chirurgo.
Come dici ? L’anestesia ? No, no…sai quante volte qualcosa va storto in sala operatoria per colpa dell’anestesia sbagliata ? Mica voglio farti correre rischi. E poi al massimo potrei darti solo un’altra botta in testa. Il whisky che tenevo me lo sono scolata io mentre ti aspettavo incazzata nera.
Ora basta cazzeggiare però. E’ ora di mettersi al lavoro. E non fare quella faccia…in fondo dovresti essere felice. Almeno oggi hai mantenuto una promessa fatta ad una donna.
Quest’anno, l’albero di Natale lo farai tu.



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