Intervista – Vincenzo Borriello autore de “Il ladro di fotografie”


Ciao Vincenzo, come mai hai deciso di passare al noir dopo le tue prime pubblicazioni? È molto più probabile che sia stato il noir a scegliere me. Vedi, quando scrivo, non decido a tavolino in quale genere cimentarmi. Il ruolo dello scrittore è di raccontare storie ed io lo faccio in base alle idee che mi folgorano in quel determinato momento. I primi due libri pubblicati con un editore avevano una forte impronta sociale. Erano libri di denuncia e non escludo di tornare a qual filone un giorno. Tutto dipenderà dall’ispirazione del momento. La primissima cosa scritta, invece, era un giallo (Helvete). Come vedi passo con disinvoltura da un genere all’altro e questo mi fa sentire libero, aiuta la mia creatività che non deve restare confinata in questo in quel genere. Con la musica, invece, non sono così open mind ma questo è un altro discorso.
Immedesimando in esso, divenendo esso. Credo di avere l’abilità, o il dono, di riuscire a vedere le cose da diversi punti di vista.
Forse definirlo scrittore horror è inappropriato, riduttivo, ma ti rispondo Edgar Allan Poe.
La Bibbia… scherzo. Il mio libro preferito non è un romanzo ma si tratta di un’opera cui sono molto legato: Stato e Anarchia di Michail A. Bakunin… certo anche l’Anticristo di Nietzsche o Così parlò Zarathustra sono state letture interessanti così come Il Capitale di Karl Marx. A questi libri, ci aggiungo un racconto: Il Corvo del sopracitato genio Poe.
Mi auguro nessuno. Non mi piace avere maestri. Le esperienze personali, nella vita come nella scrittura, devono insegnarci le cose altrimenti non facciamo altro che mutuare le idee di altri e non sempre è una cosa positiva, soprattutto se l’insegnamento diventa indottrinamento.
Qualcosa in pentola bolle, ma non è il momento di svelare il mistero.
Il primo consiglio che do sempre è di non accettare mai proposte di pubblicazione che prevedano un esborso economico da parte dell’autore. A questi stampatori aggiungiamoci alcune agenzie letterarie (o presunte tali) che si occupano di tutto meno che dello scouting, vero compito dell’agente letterario. Quando scrivete, seguite il vostro istinto e non preoccupatevi di cosa sia più appetibile per il mercato. L’arte è una cosa, il commercio un’altra. Siate sinceri e umili con voi stessi e con i lettori quando scrivete. Concludo ringraziando tutto lo staff di Letteratura Horror per l’intervista.