Il nostro piccolo segreto – Roberto Riccioli




A Boeder Town la neve copriva i tetti delle case da un paio di settimane. Mancavano ormai pochi giorni a Natale e come ogni anno il signor Smith si preparava a stupire il vicinato con le sue incredibili decorazioni natalizie, d’altronde vinse per tre anni consecutivi la gara per i migliori addobbi del paese. Oliver Smith era un ometto di bassa statura e con il fisico tozzo, la sua testa era coperta da qualche ciuffo di capelli sistemati con un orribile riporto ma era comunque un uomo ben visto dalla piccola comunità di Boeder Town nonché il suo unico dentista. Alcuni bambini si rincorrevano di fronte alla sua villetta lanciandosi palle di neve, Smith li guardava dal tetto mentre sistemava le luci colorate e li fissava con un sorriso; i bambini erano sempre piaciuti al paffuto dentista, diversi anni prima si era persino vestito da Babbo Natale per stare in un centro commerciale ad ascoltare i desideri dei bambini che si sedevano sulle sue ginocchia. Alcuni si chiedevano come mai un uomo così premuroso non era ancora riuscito a trovare moglie e farsi una famiglia, eppure il signor Smith era felice da solo, gli bastava avere il suo studio e la compagnia dei bambini. Il 23 dicembre arrivò e con esso la giuria per l’ambito concorso di decorazioni natalizie che come di consueto fece il giro delle case partecipanti. Quella sera il buffo dentista attendeva con impazienza la telefonata della giuria, la quale avrebbe comunicato il risultato del concorso. Il telefono squillò e la voce di una signora esclamò entusiasta:
“Mi complimento con lei signor Smith, ogni anno riesce sempre a stupirci, in particolar modo ci hanno colpiti la sua originale composizione di luci colorate attorno al camino e quel suo pupazzo a forma di elfo appesa al terrazzino, davvero un tocco di classe”
Il signor Smith sorrise, ma ebbe poi un sussulto, il suo volto impallidì e la voce iniziò ad emettere un suono stridulo e soffocato:
“Io la ringrazio, ma non ho messo nessun pupazzo a forma di elfo attaccato al terrazzino”
Cadde la linea, gocce di sudore freddo scorrevano sulle calvizie del dentista il quale si affrettò a salire le scale e correre sul terrazzino. Sul parapetto vi erano legate alcune luci e stelle scintillanti ma nessun pupazzo da elfo. Terrorizzato tornò in casa, non era solo il freddo penetrato in camera a farlo tremare, decise di andare in bagno a sciacquarsi il volto; probabilmente la signora della giuria si era sbagliata e aveva visto male. Quando entrò sgranò gli occhi e urlò di colpo, lo specchio era sporco di sangue, il quale componeva la scritta “VIENI A GIOCARE CON ME PICCOLO MIO” mentre appeso con un cordino al rubinetto della doccia trovò un vecchio orsacchiotto di pezza ormai rotto con un biglietto attaccato “IL DOTTORE DEI DENTI TI VUOLE REGALARE QUESTO TENERO PELUCHE IN CAMBIO”. Stava sicuramente vivendo in un terribile incubo oppure qualche teppista si stava divertendo a fargli uno scherzo, uno scherzo davvero di cattivo gusto, eppure tutto ciò gli ricordava qualcosa: le parole scritte sullo specchio, quelle sul foglio, l’orso di pezza. Il signor Smith però era troppo spaventato per riflettere, corse giù per le scale inciampando per la fretta, per poi correre in cucina dove teneva il telefono e chiamare la polizia. Compose il numero ma invece del centralino rispose una voce dolce e al tempo stesso inquietante:
“non avere paura, è solo un gioco, sarà il nostro piccolo segreto..non è vero piccolo mio?”. Il cuore del dottore batteva all’impazzata, tremando come una foglia prese la pistola dal cassetto per difendersi e fu a quel punto che lo vide. Un alto figuro vestito da elfo di Babbo Natale era di fronte a lui, il volto pallido e dal sorriso inespressivo, con gli occhi iniettati di sangue.
“Come stai Oliver? saranno passati almeno dieci anni dal nostro ultimo incontro”
“Chi d-diavolo sei tu? che cosa vuoi da me??” tuonò con sommo terrore il piccolo ometto.
L’elfo dall’aspetto demoniaco si avvicinò a passi lenti al signor Smith facendo tentennare i campanellini del suo vestito.
“Ma come? non ti ricordi di me?” sogghignò, “sono il tuo piccolo e dolce aiutante di Babbo Natale”
Smith stava per svenire dalla paura, voleva gridare aiuto ma le parole gli morivano nella gola, il sudore scendeva a fiumi dalla sua fronte, gli occhi sembravano voler scappare dalle orbite, non proferì parola. L’elfo continuò: “lo hai già dimenticato? forse è perché ai tempi ero più piccolo e debole o forse perché la tua mente ha cancellato certi ricordi per farti dormire con la coscienza tranquilla” L’inquietante figura si avvicinava sempre più al dentista “era la vigilia di Natale, quel Natale di alcuni anni fa in cui decidesti di vestirti da Santa Claus e farti vedere da questa piccola comunità di ipocriti e bigotti come il bravo dottore che tanto ama i piccoli fanciulli di Boeder Town, ma soprattutto per stare a stretto contatto con loro vero vecchio maiale??”
Smith ebbe un sussulto e balbettò:
Th-thomas?? Thomas Jameson?”
“proprio così, il tenero Thomas vestito da elfo che ti aiutava al centro commerciale! il tenero Thomas col quale a fine giornata ti sei chiuso nella capanna di Babbo Natale, il tenero Thomas di cui hai abusato e al quale hai sconvolto la vita per sempre” tirò fuori un coltellaccio dalla tasca “il tenero Thomas che ti scuoierà come il lurido porco che in realtà sei”
Smith disperato estrasse la pistola sparando tre colpi diretti al petto di Thomas il quale iniziò ridere in modo agghiacciante “è tutto inutile dottor Smith, la mia anima è già morta da anni ed è solo colpa tua, sono il fantasma del Natale passato” rise di nuovo. Fu così che il dottore tentò la fuga implorando perdono, ma non fece in tempo a girarsi che si trovò innanzi a sé il volto spaventoso di quello che era il piccolo Thomas. “ma come hai fatto a…?” non riuscì a finire la frase che l’elfo gli conficcò il coltello dritto nel petto, da i suoi occhi scorrevano lacrime disperate. Il ghigno del demoniaco Thomas si fece sempre più largo, leccò le lacrime della sua vittima come per assaporarne la sofferenza. Il sangue scorreva copioso dal petto del morente Smith mentre l’elfo si avvicinò all’orecchio del dottore canticchiando con una voce raccapricciante:
“E viene giù dal ciel lento, un dolce canto ammaliator, che ti dice: spera anche tu. È Natale, non soffrire più.”


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