Il Cadavere nel Camino – Alessandro Continiello
Con la neve il paesaggio diventa lunare, i suoni ovattati.
L’umore delle persone, con l’avvicinarsi delle feste natalizie, è più gioviale.
Per tutti l’umore, come detto, è più alto tranne che per i poliziotti e uno in particolare.
Il suo nome? Fabio Renzi, vicequestore presso la sezione Omicidi.
Il motivo? Come raccontare ai bambini della famiglia Degl’Innocenti che non era Babbo Natale la persona trovata morta all’interno del loro camino?
Si è vero che aveva la barba bianca, era vestito con gli abiti classici, ma non ci voleva neppure Sherlock Holmes per capire che, non essendo il venticinque di dicembre, NON poteva di certo esser Babbo Natale!
La stanza era ancora imbrattata da un odore acre proveniente dal camino.
La Scientifica ci stava impiegando più del solito per i rilievi del caso: sfortuna volle, infatti, che il camino fosse acceso quando la persona precipitò dalla canna fumaria.
Viso irriconoscibile, capelli pressoché sfumati e mani sciolte dal calore. Un bel problema per il riconoscimento. Unico indizio a cui aggrapparsi, i denti ancora ben visibili.
“Vicequestore noi abbiamo finito! Portiamo tutto in laboratorio e le invieremo il prima possibile l’esito delle analisi”.
L’uomo era stato catapultato o caduto nel comignolo a testa in giù, precipitando nel camino sino a sfracellarsi parte del cranio, con rottura inevitabile del collo.
Il viso, il corpo erano poi arsi dal fuoco lentamente.
“Mi diceva signora Degl’Innocenti che non vi siete accorti di nulla! Ma non avete sentito quell’odore acre, scusi?”.
“Come le dicevo questore noi abbiamo un gatto. Io e i bambini stavamo dormendo e non abbiamo sentito nulla. Per il vero un odore strano l’ho percepito ma sa, non è la prima volta che il gatto si addormenta davanti al caminetto e si brucia la coda”.
La questione si faceva intrigata e i moniti dalle alte sfere, per risolvere il caso, erano sempre più pressanti.
Si poteva escludere un topo di appartamento: e questo, dopo un rapido giro con gli informatori.
Chi era allora quell’uomo?
Durante l’ennesima sigaretta che accompagnava le sue elucubrazioni, il telefono dell’ufficio squillò.
“Pronto vicequestore Renzi! Sono Carcano della Mobile! Si porti in Via Festa del Perdono! E’ stato rinvenuto un altro cadavere, con le stesse modalità!”.
La scena che si trovò di fronte l’investigatore era la medesima: un uomo vestito da Babbo Natale all’interno del camino. Spento, questa volta.
Non fece neppure in tempo a rivolgere le classiche domande di rito agli inquilini dell’appartamento, che il cellulare squillò per una nuova chiamata.
Stessa scena, stesso caso. Nuovo morto.
“Maledizione a me e a quando ho scelto questo lavoro!”.
“Ora basta!”, tuonò rivolto ai suoi uomini.
“Datevi da fare per identificare questi cadaveri e vediamo di risolvere il caso! I superiori, la stampa ci stanno alle costole! Sembra un film dell’orrore!”.
Passò tutta la notte nel suo ufficio in compagnia dei suoi pensieri e delle sigarette, per trovare un punto di contatto tra i tre casi.
“Mi gioco la carriera!”, urlò in un soliloquio mentale.
Poi finalmente l’illuminazione.
Erano le cinque del mattino. Fuori dalla finestra vide la neve scendere lentamente ed una foschia avvolgere il paesaggio.
Si ricordò di un caso che aveva affrontato quand’era ancora un giovane poliziotto.
Si trattava di uno squilibrato che odiava il Natale in seguito alla morte improvvisa dei suoi genitori, poi si seppe.
Il criminale soleva girare per la città, in prossimità delle feste natalizie e, con una scusa, intercettare le persone vestite da Babbo Natale al ritorno dal loro lavoro e ucciderle.
Vennero ritrovati ben dieci cadaveri nel suo appartamento, morti per soffocamento e riposti nel suo armadio appesi a ferri usati nei mattatoi.
Li conservava come si fa con i vestiti: ben ordinati e allineati.
Peccato che questi abiti fossero già indossati da persone. Meglio, da cadaveri.
Eppure si ricordava che l’omicida seriale in questione fosse ristretto in un ospedale psichiatrico giudiziario.
“E se fosse un emulatore?”, pensò.
“E se fosse Babbo Natale in persona a odiare i suoi sosia e li avesse uccisi per ripicca?”.
“Noo, che idea stupida!”.
Mentre si trovava alla finestra a rimuginare, venne attratta la sua attenzione.
Un uomo, vestito da Babbo Natale, con un sacco nero certamente molto pesante, camminava nella neve trascinandolo.
Vista l’ora non poteva che essere un ladro che aveva appena perpetrato un furto.
Uscì di corsa e lo seguì senza farsi accorgere della sua presenza.
L’uomo, anzi Babbo Natale, arrivò nei pressi di un palazzo, si guardò attorno circospetto e, forzando il portone d’ingresso, entrò. Il poliziotto, poco dopo, lo seguì.
L’uomo salì tutte le scale del palazzo, sempre trascinando il sacco nero, e nuovamente violò la porta dello stabile che dava sul terrazzo comune.
Si spinse sino al comignolo e gettò un corpo che era nascosto nel sacco.
A questo punto il vicequestore dovette intervenire e trarre in arresto Babbo Natale in persona.
Era il ventiquattro dicembre.
Il caso fu risolto e fece molto scalpore. Il criminale confessò.
Non era un pazzo o quantomeno non era questo il movente, bensì un sicario che era stato ingaggiato da tre persone che non avevano apparentemente nulla in comune.
Una cosa c’era per il vero: le loro consorti avevano un amante.
I mariti avevano assoldato questo killer per uccidere gli amanti delle mogli.
Ma lui era andato oltre, come in un macabro gioco.
Li aveva, infatti, travestiti da babbi natale e, come per regalo, dopo averli uccisi li aveva gettati nelle case di queste famiglie. Ma con un’accortezza.
In ogni abitazione, in ogni camino, aveva catapultato non l’amante di quella donna, bensì dell’altra: ecco perché il cadavere non veniva riconosciuto dalle rispettive fedifraghe.
Confessò di essersi effettivamente ispirato a quel serial killer del passato: ma soltanto perché Natale di averli travestiti in quel modo, come lui dal resto.
Il caso fu risolto, ma non fu un bel Natale per molte persone…