Disturbo N.9 di Gianni Somigli – La Domenica Horror

Nuovo racconto horror per la nostra rubrica settimanale. Scarica e leggi il racconto gratuito e inviaci il tuo




Disturbo N.9 di Gianni Somigli

Disturbo N.9 di Gianni Somigli è il nuovo racconto breve dell’orrore per la rubrica La Domenica Horror. Sarà possibile leggerne un estratto qui sotto, poi, scaricarlo gratuitamente in formato pdf.

Se vuoi pubblicare anche tu un racconto nella nostra speciale rubrica La Domenica Horror scrivici alla mail redazione@letteraturahorror.it proponendoci il tuo elaborato corredato da un’immagine. Oggetto della mail dovrà essere “La Domenica Horror”. Ogni domenica verrà pubblicata storia diversa!

DISTURBO N.9 DI GIANNI SOMIGLI

Aveva sempre sognato di uccidere solo gente che conosceva ma poi le cose erano cambiate: ora nei suoi sogni stuprava e poi squartava e poi faceva a pezzi e poi dava alle fiamme corpi sporzionati e case e automobili di uomini e donne e bambini che non sapeva chi fossero, di cui ignorava l’esistenza. Quei sogni erano sogni non diversi dai sogni che sognava quando aveva iniziato a sognare e le notti erano un susseguirsi di cani appesi per la lingua che si faceva sempre più nera alle ringhiere di terrazze al piano numero otto o per le budella all’albero del giardino del nonno, quello brutto e storto che per metà fruttava pompelmi e per metà fruttava mandarini ed erano tutti malati e deformi come se l’albero avesse una coscienza propria che aveva optato per l’aborto. Suo nonno, lui non era mai stato un tipo sveglio.

L’ibridazione, quella roba tecnica non era mai stata il forte di quel vecchio a cui una volta aveva sognato di tagliare la gola rugosa con uno dei suoi attrezzi dell’orto, una roncola scheggiata e dal filo imperfetto. Era stato il primo essere umano che aveva ammazzato, ricordava: il primo essere umano che aveva ammazzato. Il primo essere umano dopo aver affastellato notti su notti a sventrare gatti neri e grigi e rossi e a torturarli con l’acido e con certi spilloni, quelli che sua nonna chiamava ferri e che adoperava per quei suoi ammirevoli, patetici lavori a maglia. Tutti quei centrini.

Il primo dopo aver affastellato notti su notti a torcere le ali con delle pinze da fabbro a pettirossi microscopici, torcerle fino a staccarle. Facevano un rumore come: shtk. Dopo aver strappato il becco a morbidi pulcini di rondine, a morbidi pulcini di canarino. SCARICA IL PDF DEL RACCONTO



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Tina
Tina
2 anni fa

E il nostro Gianni non ci delude,come sempre .
Potente e crudele!!Auguriamoci di NON essere nei sogni di qualcuno…Stupenda anche la copertina!T.